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Il content creator è un lavoro vero

Il content creator è un lavoro vero
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12/09/2022

I creatori di contenuti sono stati riconosciuti dalla legge.
Scopri cosa significa essere creator

Il content creator è un lavoro vero

I creatori di contenuti sono stati riconosciuti dalla legge. Scopri cosa significa essere creator

Lo scorso mese la figura del content creator è stata ufficialmente riconosciuta dalla legislazione italiana con l’approvazione del DDL Concorrenza. L’agosto del 2022 ha quindi segnato una svolta cruciale per molte persone che nel nostro paese lavorano nel digitale e con i social. Prima di scendere però nei dettagli dell’emendamento che sancisce questa realtà lavorativa, vediamo chi è e di cosa si occupa un content creator.

Il content creator è quella persona a cui si deve l’ideazione e progettazione di gran parte dei contenuti pubblicati sulle piattaforme social. Non si limita alla sola redazione di testi, ma si fa carico dell’intero processo di realizzazione del contenuto digitale, indipendentemente dalla sua tipologia. Spesso, poiché ancora non regolamentata, è una figura ibrida che può detenere anche le competenze di professioni affini come quella del social media manager.

Nonostante la sua presenza sul mercato del lavoro da diversi anni, fino a poco più di un mese fa, il mestiere del content creator non esisteva. Si fa quindi un passo in avanti per colmare questa mancanza con gli impegni presi ora nell’art. 28 del nuovo disegno di legge per il mercato e la concorrenza.

Gli emendamenti “Content Creators” a tutela della nuova professione

Gli emendamenti d’interesse nel DDL sono i due denominati “Content Creators“, situati al comma 1, dopo la lettera l), che pur rappresentando per lo più una dichiarazione d’intenti, fanno da apripista alle azioni da intraprendere successivamente. Li mettiamo qui di seguito:

  1. l-bis) individuazione di specifiche categorie di controlli per i creatori di contenuti digitali, tenendo conto dell’attività economica svolta;
  2. l-ter) previsione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie tra creatori di contenuti digitali e relative piattaforme.

Il primo emendamento può facilmente essere interpretato come la volontà di istituire un codice ATECO anche per questa categoria di lavoratori. Così facendo, sarebbe più semplice inquadrare anche ai fini contributivi e fiscali la nuova figura professionale, che qui si muove ancora in una zona grigia. Il secondo, invece, apre strada al dibattito sulla necessità di un sistema che tuteli e regolamenti la risoluzione delle controversie che potrebbero nascere tra le piattaforme e i content creator.

Il futuro delle figure professionali nel settore digital

Parte del merito per questa spinta dell’ordinamento giuridico italiano verso la modernizzazione, l’ha avuto WMF!, We Make Future, il Festival sull’Innovazione Digitale e il suo ideatore, Cosmano Lombardo. Lui e il suo festival dal successo internazionale rappresentano il punto di riferimento per il mondo digitale italiano. Attraverso il lavoro portato avanti specie negli ultimi anni si sono in parte aperti gli occhi sulle professioni del settore digitale, finora raramente riconosciute e ancora troppo spesso svalutate. Proprio di Cosmano Lombardo è il commento che riportiamo qui sotto, che ci offre una calzante panoramica della situazione italiana e un ottimo spunto riflessivo.

«Il settore digital & tech può festeggiare il primo, importante passo verso il riconoscimento giuridico e fiscale di una delle nuove figure professionali che lo caratterizzano. […] La Creator Economy, così come il mondo startup e in generale il reparto digital-tech italiano che sta trainando il nostro paese ha bisogno di un punto di svolta per continuare a giocare questo ruolo, garantire occupazione, contribuire alla digitalizzazione e non perdere competitività a livello internazionale. Affinché ciò accada, è necessario abbattere i costi del lavoro, costituire un Contratto Nazionale per i lavoratori di imprese digital-tech e startup, creare codici ATECO per tutte le nuove professionalità emerse negli ultimi due decenni e abbattere il sistema contrattuale a livelli adeguandolo ai meccanismi attuali».

(articolo di Deianira Vaccaro e Angelo Dino Surano)

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